Il gaslighting è una forma di manipolazione non chiara o addirittura sconosciuta a molti. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, per comprendere le sue dinamiche e gli effetti su chi ne è vittima.
Quando una bugia diventa realtà?
Se entriamo nel raggio di azione di un manipolatore (uomo o donna) e si instaura un particolare meccanismo, difficile da cogliere dall’interno perché basato su piccole manipolazioni quotidiane e continue.
Parola chiave: continue.
Non accade subito né di colpo. No, è un processo che instilla nella vittima un senso di inadeguatezza e insicurezza che, col tempo, diventa costante e la porta a vedere nel manipolatore un’ancora di salvezza. Falsa.
Non ci sarà mai una risoluzione o una salvezza, perché le due posizioni si alimentano in circolo vizioso e tossico.
È il gaslighting.
Una forma estrema che si verifica quando la manipolazione diventa il fine e non più semplice strumento per ottenere altro.
Purtroppo, non solo è difficile comprendere quanto sia grande il danno psicologico di chi lo subisce, ma si assiste spesso a un aggravamento della situazione a opera del giudizio pubblico. La salute psicologica della vittima può restare per molto tempo destabilizzata e il percorso per uscirne è lungo e necessita di un adeguato supporto psicologico.
Il gaslighter, per lo più incapace di empatia e di sincero interesse verso l’altro, ha bisogno di mantenere viva e costante una sorta di auto-glorificazione di sé e di totale negazione dell’identità e dei bisogni altrui. Questo è spesso un tentativo di liberazione dalle delusioni, dal senso di abbandono e dalle frustrazioni accumulate nell’infanzia. L’esperienza di anni lo rende capace di calcolare con abilità sorprendente le possibili reazioni delle vittime, così da fornire loro messaggi positivi o negativi basati sui punti deboli, che ha studiato con attenzione.
In questa foto (assieme a Jackson, proprietario dell’Eagles) ho al collo due medaglie: 1 per me e 1 per la mia band, riconoscimento di merito per… non me lo ricordo.
Perché?
Non era abbastanza. Mi hanno resa felice, ma non erano in grado di colmare quel senso di inadeguatezza.
Se riconosci i segnali nel carosello, chiedi aiuto.
Non sei colpevole.